SIGILLO è la prima agenzia nazionale di coordinamento dell’imprenditorialità delle donne detenute, e nuovo modello di economia sostenibile.

SIGILLO è il marchio del DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) con cui si certificano la qualità e l’eticità dei prodotti realizzati all’interno delle sezioni femminili di alcuni dei più affollati penitenziari italiani. A gestirlo una vera e propria agenzia dedicata, che ne cura le strategie di prodotto, comunicazione e posizionamento sul mercato in una vera e propria logica di brand: una novità assoluta per progetti di intervento sociale da parte di un dicastero.
 

E’ possibile accompagnare un Ministero ad abbandonare le logiche del patrocinio per sposare vere e proprie politiche di brand?

Convincerlo che, se davvero si vogliono promuovere e garantire opportunità di lavoro per la popolazione detenuta, occorre rinnovare il proprio linguaggio e il proprio modo di intendere la progettazione sociale, ammettendo che nel momento in cui affronta il tema del lavoro, deve diventare necessariamente progettazione d’impresa?

Per far questo anche il Terzo Settore deve iniziare a parlare di marketing, comunicazione, analisi di mercato, ecc... e il Ministero deve insegnare a farlo.

Niente fondi a sostegno di idee, ma servizi a disposizione di piani di impresa coordinati pur nel rispetto delle singole specificità; servizi centralizzati per una maggiore accessibilità, per garantire l’univocità delle azioni e la coerenza con gli obiettivi istituzionali.
SIGILLO si propone proprio questo: essere la prima agenzia nazionale di coordinamento dell’imprenditorialità delle donne detenute, di cui cura le strategie di prodotto, comunicazione, posizionamento sul mercato.

A firmare il progetto, presentato al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e frutto di 3 anni e mezzo di ricerca e conoscenza dell’effettivo stato dell’arte all’interno delle sezioni femminili, sono 5 cooperative sociali che negli anni hanno saputo distinguersi per le proprie capacità imprenditoriali.

SIGILLO affronta il problema di mancanza di possibilità di lavoro per le persone ristrette nella libertà: un lavoro che, una volta scontata la pena, sia spendibile in termini di occupazione nel mercato del lavoro “normale”.
L’esperienza lavorativa produce un incremento dell’autostima e della fiducia in se stessi, promuovendo l’interazione con gli altri, la puntualità, l’affidabilità nella relazione. Quindi la scelta di intervenire attraverso la creazione di lavoro (avvio di nuove imprese sociali), ovvero il consolidamento e potenziamento delle imprese sociali che già operano nelle strutture penitenziarie, è una scelta pertinente al fine del reinserimento nella società e della possibilità di diminuzione della recidiva.

 Dalle buone pratiche oggi esistenti nell’ambito delle imprese sociali femminili che, in questi anni, hanno lavorato nell’ambito penitenziario, risulta evidente che la recidiva colpisce solo il 10% delle persone che hanno iniziato un percorso verso l’inserimento lavorativo. Per questo, l’obiettivo generale di SIGILLO è l’incremento dell’offerta occupazionale per le donne detenute negli istituti penitenziari italiani.
Tutte le attività avviate e il supporto consulenziale offerto dall’agenzia SIGILLO alle cooperative sociali operanti in convenzione con le Direzioni sono pertanto da intendersi esclusivamente strumentali al raggiungimento di tale obiettivo.

Le nuove logiche di mercato e la rinnovata cultura sociale richiedono, però, uno sforzo aggiuntivo.
Occorre, da un lato, trovare nuovi strumenti imprenditoriali che consentano alla cooperazione sociale di stare sul mercato, garantendo continuità e solidità alle opportunità lavorative offerte; dall’altro, promuovere una logica di rete che consenta di ottimizzare le esperienze riabilitative avviate traducendo in pratica e in nuovi strumenti di marketing ciò che finora era rimasto nei testi degli elaborati progettuali: il trasferimento delle buone prassi.

Occorre insomma sperimentare nuove forme di armonizzazione e coordinamento delle esperienze in essere, capaci di farle diventare azioni di un piano strategico di intervento comune a firma del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.

Occorre promuovere, insomma, un nuovo modello di impresa sociale.

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